Licia Troisi, classe 1980, è la più celebre autrice italiana di libri fantasy e di divulgazione scientifica. Ma non era questo il destino che immaginava per sé a 15 anni. La scienza era la sua vocazione. E infatti prende una laurea e un dottorato in Astrofisica, lavora a innumerevoli progetti di ricerca fino al giorno in cui si rende conto che ciò per cui è più portata è la divulgazione più che la ricerca. C’è un pregiudizio nel mondo del scientifico. Che tutto ciò che non sia ricerca abbia meno valore, sia un ripiego, la conseguenza di un fallimento. La divulgazione, che Licia aveva fatto fin dai tempi dell’università e che l’appassiona moltissimo, non è neppure considerata un lavoro. Cos’hai studiato a fare se poi non fai la scienziata? Ma fare un percorso Stem per poi approdare a una carriera umanistica non significa tradire una vocazione di serie A per intraprenderne una di serie B. La figura dello scienziato umanista che rompe i confini tra le discipline per sposare un approccio al sapere complesso nasce con Leonardo da Vinci e si rafforza in ambito illuministico. Oggi quell’idea cerca di rivivere nei percorsi scolastici. Non è un caso che l’acronimo Stem che sta per Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica, abbi da poco accolto al centro una A (Steam) che sta per arte. Quella A simboleggia la creatività che ci vuole per risolvere problemi e valutare le informazioni in maniera innovativa. Quella A segnala l’importanza di contaminare materie scientifiche e umanistiche. Quella A ci ricorda che non dobbiamo mai smettere di sperimentare. Ed è quello che fa Licia, uscendo di continuo dal percorso tracciato e seguendo una traiettoria tutta personale.