Tutta colpa di Basaglia

Piano P

Negli Anni 70, Franco Basaglia rivoluzionò la psichiatria insieme a un gruppo di collaboratori, liberando i malati dai manicomi. Che cosa resta di quella straordinaria avventura collettiva che da Gorizia, Colorno e Trieste si diffuse in tutto il mondo? In occasione del centenario della nascita del padre della legge 180/1978, Ludovica Jona ed Elisa Storace hanno realizzato una bio-inchiesta, tra scienza, medicina, politica e sociologia, trovando risposte spesso sconvolgenti. Accanto alla ricostruzione del percorso che portò alla chiusura degli ospedali psichiatrici e all’apertura verso il territorio, attraverso le voci di molti testimoni diretti e materiali di repertorio inediti, si sviluppa un’inchiesta su come viene affrontato, oggi, in Italia, il disagio mentale. Una questione di grande attualità, specie tra i più giovani. Una serie, in 7 episodi, di Ludovica Jona ed Elisa Storace. In uscita ogni venerdì. Adattamento e produzione di Carlo Annese. Editing audio di Manuel Iannuzzo e Giulia Pacchiarini. Montaggio di Federico Caruso. L'illustrazione di copertina è di Marta Signori. read less
Society & CultureSociety & Culture

Episodes

1. «E mi no firmo!»
Mar 7 2024
1. «E mi no firmo!»
Camicie di forza, catene, lobotomie. Non più tardi di cinquant’anni fa questi erano i metodi terapeutici ai quali venivano sottoposti i malati psichiatrici. Curarli era considerato impossibile; pensare che la società potesse accettarli, altrettanto. L’unica soluzione era l’internamento, perché non nuocessero e non dessero “pubblico scandalo”. La rivoluzione comincia da un giovane psichiatra veneziano, Franco Basaglia: appena nominato direttore del manicomio di Gorizia, nel novembre del 1961, decide di non firmare la lista dei “matti” da legare ogni giorno. E apre laboratori di falegnameria e altre professioni. Franco Perazza, ex direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Gorizia, e altri testimoni dell’epoca (psichiatri, infermieri e utenti, che ora lavorano, tra l’altro, in un progetto per il recupero dell’archivio storico dell’ex manicomio) raccontano come Basaglia abbia realizzato in meno di dieci anni la trasformazione dell'ex ospedale psichiatrico in comunità terapeutica, attirando studiosi da tutto il mondo. Oggi a Gorizia, non ci sono strutture psichiatriche chiuse dove “mettere” i pazienti, ma un Centro di Salute Mentale ben organizzato, aperto 24 ore su 24, e operatori sempre pronti ad assistere le persone a casa, se vanno in crisi. E si scopre che il costo di questa assistenza è, per le casse pubbliche, anche minore, in proporzione, di quello pagato nel Lazio per le residenze psichiatriche private. Grazie alla cooperativa “La Collina”, per gli estratti dell’audio-documentario “B come Basaglia”; con la voce dell’infermiere Enzo Quai; all’Archivio Audiovisivo del Movimento operaio e democratico, per l’intervista di Franco Basaglia dal documentario “La Pena immensa”, di Maurizio Rotundi. E grazie a Marco Visintin, psicologo del centro del Dipartimento di Salute Mentale di Gorizia, che ha letto la poesia “Il Principe”. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
4. C’era una volta un cavallo blu
Mar 28 2024
4. C’era una volta un cavallo blu
Trieste fu l’epicentro del terremoto che cambiò per sempre il volto della psichiatria. Un processo comunque lungo e non senza resistenze, che iniziò nel 1971 con la decisione di un giovane presidente della Provincia, Michele Zanetti, di chiamare Franco Basaglia a dirigere il manicomio, e si concluse nel dicembre del ‘77 con la chiusura di quella grande istituzione sulla collina di San Giovanni dove erano internate più di mille persone e dove siamo tornati per registrare le voci di chi oggi ci vive e ci lavora. In mezzo, una serie di iniziative davvero rivoluzionarie: cooperative fondate dai pazienti, gruppi appartamento organizzati in città, i primi Centri di salute mentale aperti 24 ore al giorno. E poi concerti (da Ornette Coleman a Gino Paoli, che qui ricorda una di quelle serate “matte”), corsi di pittura, scultura, scrittura e teatro. «Vi do il Reparto P appena svuotato», disse Basaglia a teatranti e artisti. «Venite e inventate!». E dove una volta si distribuivano neurovaccini ed elettrochoc nacque uno dei simboli di quella straordinaria esperienza collettiva: un cavallo di cartapesta alto 4 metri costruito grazie alle idee degli ex ricoverati. Le voci di ex pazienti e infermieri del manicomio di Trieste sono state registrate nell’ambito del progetto La Follia da Ricordare, realizzato dalla Sissa di Trieste, che ringraziamo. Grazie a Nico Pitrelli, direttore del Master in comunicazione della Scienza della Sissa, che le ha condotte, e a Michela Rondi, del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, che le ha conservate. Un grazie speciale a Federica Sgorbissa giornalista scientifica, che ci ha aiutato a recuperare questo materiale d’archivio. Grazie a Erika Rossi, per gli estratti dal suo documentario Trieste Racconta Basaglia; alla società di produzione Videoest, per gli estratti dal servizio realizzato da Gianfranco Rados per Tv Koper - Telecapodistria durante il Resau di Psichiatria che si è tenuto a Trieste nel 1977. E grazie al Corriere della Sera. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
5. Gli imprenditori della follia
Apr 4 2024
5. Gli imprenditori della follia
Franco Basaglia, come al solito, aveva visto lontano. Nel 1979, dopo aver contribuito a far chiudere i manicomi, coniò la definizione di “imprenditori della follia”, quando disse che certe cliniche vivono sui matti: «Più matti, più soldi». Oggi le residenze psichiatriche convenzionate assorbono più della metà del già insufficiente budget nazionale per la salute mentale: luoghi, spiega lo psichiatra Piero Cipriano, in cui il carico dei farmaci per gli utenti è sempre più pesante e dove si rischia di creare una nuova istituzionalizzazione, cioè “tanti alberghetti manicomiali diffusi”. Dietro queste strutture, peraltro, ci sono anche gruppi industriali e nomi importanti, italiani e stranieri, che considerano il settore della salute mentale una vera e propria “linea di business”. Le alternative esistono, e siamo andate a conoscerne una a Civitavecchia, dove sessanta persone (dopo aver trascorso decenni per strada o in residenze psichiatriche) ora vivono in appartamenti comuni. Ma progetti come questo possono essere attivati solo se i Centri di Salute Mentale hanno risorse adeguate per intervenire in maniera personalizzata su ogni paziente. Grazie alla società di produzione Videoest, per gli estratti dall’intervista a Franco Basaglia di Gianfranco Rados per Tv Koper-Telecapodistria. Questo episodio è stato realizzato con il sostegno di Journalismfund Europe, nell’ambito del progetto di inchiesta transnazionale “The Business of Madness”. Ha contribuito il collega spagnolo Manuel Rico. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices